I magistrati teramani a scuola con gli studenti

TERAMO – A Teramo, a scuola, per parlare di pena di morte, femminicidio, danni da alcool, stupefacenti, bullismo… Affrontare il tema delle condotte "a rischio" dinanzi ad una platea di studenti della scuola superiore significa spaziare in un ambito vastissimo di situazioni e di problematiche alle quali purtroppo il mondo giovanile si trova oggi particolarmente esposto, sia per l’intrinseca tendenza degli adolescenti a sopravvalutare le proprie capacità ed a sottostimare i pericoli, sia per il moltiplicarsi delle occasioni di trasgressione generato dalla globalizzazione dei media e delle comunicazioni. Un’analisi attenta e puntuale all’interno dell’amplissimo repertorio di condotte "a rischio" che possono coinvolgere i giovani e gli adolescenti è quella che sono riusciti ad effettuare il dott. Davide Rosati, Sostituto Procuratore della Repubblica con funzione di Pubblico Ministero presso il Tribunale di Teramo e il dott. David Mancini, Sostituto Procuratore della Repubblica con funzione di Pubblico Ministero presso il Tribunale dell’Aquila e presidente della Giunta distrettuale d’Abruzzo dell’A.N.M., all’ Auditorium dell’ITIS "E.Alessandrini" di Teramo per un incontro con gli studenti che rappresenta la seconda tappa di un percorso di approfondimento dei temi dell’Educazione alla Legalità, portato avanti grazie alla disponibilità dell’A.N.M. All’appuntamento, introdotto dal Dirigente Scolastico dell’IIS "Alessandrini-Marino-Forti" prof.ssa Stefania Nardini, hanno preso parte gli alunni di alcune classi terze, quarte e quinte dell’ITIS, dell’ITG "Forti" e dell’IPSIA"Marino", accompagnati dai loro docenti. L’incontro si è snodato secondo un itinerario scandito dalle numerose domande formulate dagli alunni. Smentendo la convinzione diffusa che la curva dell’attenzione degli studenti tenda a declinare dopo poche decine di minuti, per tutta la durata dell’incontro gli alunni presenti hanno ascoltato con grandissimo interesse e viva partecipazione gli interventi e le risposte dei magistrati, che spesso hanno assunto il valore di autentiche lezioni di vita, capaci di fare chiarezza di fronte a concezioni della giustizia confuse e parziali. Particolarmente ampia è stata la gamma dei comportamenti esaminati, da quelli attinenti alla guida dell’auto, all’uso degli stupefacenti, dal bullismo al cyberbullismo, dall’uso del telefono cellulare al fumo di sigaretta. Ma il dialogo si è soffermato anche su argomenti come l’efficacia della pena di morte come deterrente nei confronti del crimine, i maltrattamenti a carico delle donne, la riprova sociale verso i comportamenti illeciti.  Anche di fronte a distinzioni abbastanza sottili, come quelle che intercorrono tra la flagranza nel commettere un reato, la quasi flagranza e la flagranza differita, gli studenti non hanno fatto registrare cali di attenzione, forse perché consapevoli, in base a quanto ascoltato, che la critica delle norme può scaturire solo dalla loro corretta conoscenza ed applicazione, solamente dopo averle osservate e sperimentate, se ne sussistono le condizioni, si può infatti ipotizzare un loro cambiamento.